Mentre in Italia, come nel resto d’Europa, cerchiamo di rispondere alla seconda ondata della pandemia e allo stesso tempo siamo impegnati a definire le misure necessarie per la ripresa, diventa sempre più impellente e chiaro che dobbiamo (pre)occuparci di chi, da un lato, deve aiutare cittadini e imprese a rispondere all’emergenza, e dall’altro, far sì che ogni misura decisa dal Governo, dal Parlamento, dalle Regioni e dai singoli Comuni vengano attuate al meglio: tutti coloro che lavorano nella nostra Pubblica Amministrazione.
Perché oggi le amministrazioni pubbliche non sono pronte. Non sono nelle condizioni di affrontare l’enorme sfida che abbiamo davanti. Sono sempre più vecchie e incapaci di attrarre giovani talenti; chi ci lavora non è adeguatamente formato, la maggior parte delle professionalità sono sbilanciate verso profili giuridici; non c’è una propensione all’innovazione, né ad utilizzare il confronto e la partecipazione per migliorare le proprie conoscenze. Soprattutto, la nostra PA è ancora troppo centrata sul rispetto formale dei processi invece che al raggiungimento sostanziale di risultati che cambino in meglio la vita quotidiana di cittadini e imprese.
Se non interveniamo subito e in profondità, non abbiamo speranza di superare questo momento drammatico e di trasformare l’Italia, dopo la pandemia, in un Paese più moderno e capace di crescere, vale a dire in un Paese che sappia costruire opportunità e contrastare le disuguaglianze.
Se fino ad oggi la PA è rimasta orfana di attenzione, nella politica e nella società, salvo lamentarci tutti della burocrazia che ostacola e blocca, dobbiamo far sì che da domani diventi la seconda priorità di tutti. Di ogni ministro, di ogni parlamentare, di ogni politico eletto a livello regionale o locale, di chiunque – interpretando e raccogliendo le diverse istanze della società civile – si occupa di transizione ecologica, diritti dell’infanzia, salute, parità di genere così come di ogni altro ambito che rappresenta la ragione del proprio impegno pubblico.
Per questo, proponiamo con forza un intervento urgente sulla Pubblica Amministrazione, per assicurare al nostro Paese una adeguata capacità di risposta alla pandemia e la capacità di cogliere la straordinaria opportunità dei fondi di Next Generation EU e delle altre risorse comunitarie e nazionali. Nessuna riforma destinata a restare sulla carta ma interventi puntuali che ci consentano di raggiungere quattro obiettivi.
1. ATTRARRE I GIOVANI MIGLIORI
Cogliere l’irripetibile occasione del rinnovamento generazionale, dato dallo sblocco del turn-over, per una radicale trasformazione delle modalità di reclutamento (nuovi profili, nuove competenze) che dia ai 500 mila giovani, che entreranno al posto dei lavoratori usciti negli ultimi anni, l’opportunità e il potere di spendere le proprie competenze ed esperienze per cambiare il Paese, da dentro.
2. FAR PARLARE I RISULTATI
Dare alle amministrazioni, nel loro lavoro quotidiano, delle chiare missioni strategiche (transizione ecologica, parità di genere, miglioramento dell’offerta dei servizi di cura, riqualificazione edilizia ed energetica del patrimonio abitativo,…), da usare per orientare quello che fanno le amministrazioni, il reclutamento e l’inserimento delle nuove leve di giovani, ricostruendo le filiere amministrative – dal ministero al comune – coinvolte da ciascuna missione, finendola con i compartimenti stagni e con le esternalizzazioni che deresponsabilizzano e creano precarietà, responsabilizzando invece i diversi livelli di governo e i diversi settori della PA sul raggiungimento di risultati comuni, chiaramente individuati.
3. SBLOCCARE, MOBILITARE E VALORIZZARE CHI CI LAVORA
Accompagnare le PA in questa fase di trasformazione investendo su una nuova, diffusa ed efficace formazione per tutti i dipendenti pubblici, sulla creazione di percorsi di crescita professionale, sulla semplificazione dei procedimenti, attraverso anche processi di ascolto dei lavoratori, facendo così in modo che i processi d’innovazione e di digitalizzazione trasformino davvero i comportamenti e permettano servizi più semplici, vicini e veloci.
4. APRIRLA ALLE COLLABORAZIONI
Far sì che la PA sia porosa, aperta e capace di collaborare con il Terzo Settore e le organizzazioni di cittadinanza attiva, imparando a confrontarsi con i destinatari degli interventi, per acquisirne conoscenze e preferenze, dando loro l’effettivo potere di orientare le scelte ed essere parte della loro realizzazione.
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